sabato 2 marzo 2013

Una vita tra i Margini

"un manga che non è un manga"

Così si può sintetizzare efficientemente quest'opera autobiografica di Yoshiro Tatsumi.

Aldilà di quello che tanti editori e critici vogliono farci credere il manga non è un genere. "Manga" è il termine giapponese per indicare il fumetto. Per cui laddove negli Stati Uniti è "comics", in Francia è "bande dessinée" ed in Argentina è "historieta" in Giappone l'Arte Sequenziale (così come l'ha definita il grande Will Eisner) si chiama "manga".
Per cui ad essere pignoli "un manga che non è un manga" vorrebbe dire, più o meno "un fumetto che non è un fumetto". Questa definizione però ha una sfumatura diversa se la contestualizziamo al periodo storico in cui sono ambientate le vicende di Hiroshi Katsumi (alter-ego dell'autore) e del fratello Okimasa. È il 1948 ed in un Giappone che si sta risollevando dalla guerra irrompe prepotentemente nel mondo dell'editoria il Genio di Osamu Tezuka. La novità portata dall'inventore dello Story manga è talmente rivoluzionaria che ottiene un successo di pubblica incredibile ed influenza pesantemente chiunque graviti intorno al mondo dei fumetti giapponesi. Che si parli di editori, disegnatori o semplici lettori tutti vogliono Tezuka. Ed è così che "Manga" diventa sinonimo di "Manga alla Tezuka": con tutti gli stilemi dettati dal mangaka di Takarazuka (occhioni, deformazioni umoristiche, tavole dinamiche ecc...). 



Anche Hiroshi ed il fratello sono fan sfegatati di Tezuka ed anche loro decidono di mettersi a disegnare manga. Per farla breve ad un certo punto il nostro protagonista (che, non dimentichiamo, è anche l'autore stesso) decide di sperimentare un nuovo modo di fare fumetti: più realistico, senza esagerazioni o comic relief. Un manga non alla Tezuka, "un manga che non è un manga" appunto: il Gekiga.

Tutta questa introduzione per dire una sola cosa: "Una vita tra i margini" è un esempio di grande fumetto. Cerco di usare il termine capolavoro con quanta più parsimonia possibile per cui non lo userò ora: ma ci andiamo vicino. si presta a diverse chiavi di lettura: quella, immediata, autobiografica è forse la più interessante. Ci immergiamo con semplicità, e senza la pomposità fastidiosa di molte altre biografie, nella vita di Yoshiro, il lato profondamente umano di un artista che ama svisceratamente il suo lavoro.L'Amore per il manga (e non solo per i suoi ma per il mezzo in generale), il desiderio di sperimentare, migliorare e migliorarsi. Ecco, se dovessi riassumere in poche parole questo volume direi che è una storia d'Amore con la A maiuscola.
Detto questo Tatsumi ci offre anche un interessantissima visione di quel periodo storico fondamentale per la formazione della società giapponese odierna ed anche una visione sulla nascita dell'editoria a fumetti (che oggi genera circa il 10% del PIL nipponico). Personalmente leggerlo mi ha dato una nuova prospettiva di lettura su un altro Gekiga acquistato recentemente: Golgo 13 di Takao Saito (che compare nel volume). Infina abbiamo un Gekiga che racconta la nascita del Gekiga: metafumetto come se piovesse.



I disegni potranno far storcere il naso agli appassionati del manga alla Shonen Jump. Il tratto è semplice e l'impaginazione è spartana. Tutto pinta ull'efficacia della narrazione senza effetti speciali o facili colpi di scena. L'arte del fumetto gira tutto intorno a ciò che non viene detto ed a ciò che non viene mostrato (cioè tutto quello che succede tra una vignetta ed un'altra ed avviene solo nella testa dell lettore). Qui c'è di che appassionarsi.


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