mercoledì 6 marzo 2013

L'Uomo Tigre

In contemporanea con la versione cartacea per Piceno33 e la recensione della mia amica Silvia per Prima Pagina Online eccovi la mia recensione dell'Uomo Tigre versione Director's Cut.

In Giappone il Wrestling è una cosa seria.
Molti conosceranno questo sport-spettacolo tramite la sua versione made in USA fatta di belle ragazze e melodrammatiche trame di amore/odio che fanno da contorno. I più vecchi di noi si ricorderanno del “Catch” che andava sulle TV private. C’erano Antonio Hinoki, un giovane Hulk Hogan e, soprattutto, l’Uomo Tigre.  Il Puroresu (contrazione nipponica della parola pro-wrestling) giapponese è uno sport. Certo, tutti sanno che l’andamento dei match è predeterminato (ma non finto attenzione!) ma comunque è uno Sport con la S maiuscola. Atleti che sudano sanguinano e soffrono.


tipo così:



In quest’ottica si inserisce l’opera di Ikki Kajiwara e Naoki Tsuji: Tiger Mask.
I terribili allenamenti di Tana delle Tigri

Il piccolo Naoto Date, mosso da nobili sentimenti di giustizia, decide di fuggire dall’orfanotrofio allo scopo di diventare forte, come la tigre appena vista allo zoo, per poter difendere tutti gli orfani del mondo. Dopo dieci anni torna in Giappone con l’identità di Tiger Mask, brutale e scorrettissimo wrestler membro della malvagia organizzazione Tana delle Tigri.
Non appena fa visita al suo vecchio istituto decide di tornare a combattere onestamente (per dare il buon esempio ai pargoli) e di devolvere tutti i suoi guadagni all’orfanotrofio. Questo ovviamente non fa piacere a Tana delle Tigri che invece vanta un diritto del 50% degli incassi del lottatore. Comincia così la lotta di Naoto contro gli emissari dei suoi precedenti datori di lavoro e le macchinazioni del perfido Mister X (che poi fosse stato veramente perfido invece dei wrestler avrebbe usato degli avvocati, ma questa è una mia opinione).

Il fumetto inevitabilmente risente un dell’età ma personalmente subisco molto il fascino retrò dei disegni e dei personaggi. Voglio dire: dove lo trovi in un fumetto contemporaneo un cattivo con tuba, monocolo e frac? Dovrebbero essere tutti così. Aggiungiamoci che Tiger Mask è il capostipite, insieme a “Tommy la Stella dei Giants” credo, di tutti quei personaggi del fumetto e dell’animazione nipponica che si fanno strada nella vita solo grazie ad una ferrea forza di volontà ed al trittico sofferenza/sangue/sudore del puroresu di cui sopra.

Chiunque sia cresciuto negli anni ‘80 ha visto le due serie TV ed ha gioito di fronte alle sanguinolente ma nobili gesta dell’Uomo Tigre. Adesso potremo appassionarci anche alla sua versione cartacea. Nel caso vi foste persi l’edizione della Saldapress di qualche anno fa la Panini ha cominciato a ripubblicare le gesta del nostro eroe in un nuovo formato a prezzi popolari. Leggetelo che è una cosa seria.



P.S. D'obbligo: il truculento finale della prima serie TV. Uno dei migliori episodi conclusivi di sempre (insieme a quello di Rocky Joe)

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