Questo discorso non vale per Invincible.
Creato da Robert Kirkman (quello di The Walking Dead) e Cory Walker, Invincible mantiene inalterato lo standard qualitativo e lo "stile" dell'opera. Anche quando, con il numero 8 della serie originale, Ryan Ottley prende il posto di Walker alle matite il passaggio è praticamente indolore. A dire il vero, nonostante che nelle introduzioni dei volumi si sprechino le odi al bravissimo Cory Walker, io preferisco il tratto meno minimalista di Ottley.
Per quanto mi riguarda Invincible è stata una risposta ad una mia esigenza che al tempo era abbastanza pressante: "c'è ancora qualcuno in grado di fare un fumetto di supereroi come quelli di una volta?"
Nel 2000 la Marvel aveva lanciato la linea Ultimate avvalendosi di scrittori di altissimo livello quali Mark Millar, Brian Michael Bendis e Warren Ellis i quali avevano imposto al mercato un nuovo modo di raccontare i supereroi. Archi di storie più o meno autoconclusivi con dialoghi serrati e tempi di lettura medio-bassi. L'ideale per accaparrarsi nuovi lettori. Tutto perfetto e funzionante. Ok. Ma cosa se ne faceva ora "il mercato" di noi vecchi lettori cresciuti a pane e Claremont? Chi ci avrebbe dato le nostre super-soap-opera? Dov'erano quei bei dialoghi corposi (con magari uno spiegone buttato qua e la) e quelle sottotrame che si dipanavano per mesi o addirittura anni?
Con questa nostalgia nel cuore a Lucca Comics 2003 acquistai il primo volume di Invincible (al tempo edito dalla lungimirante Indy Press). L'effetto fu quello dei primi numeri dell'Uomo Ragno (no, non Spider-man. Noi vecchi lo chiamiamo Uomo Ragno) una boccata d'aria fresca.
Potrei continuare a raccontare la trama all'infinito perché le idee che Kirkman butta in Invincible sono migliaia. Uno dei punti di forza è sicuramente la dimensione famigliare in cui è inserita la storia: il rapporto di Mark con la madre, la fidanzata, gli amici ecc... Personalmente, inoltre, quello che mi colpisce di più è la capacità degli autori di infilare scene splatter di sbudellamenti e decapitazioni senza scendere nel grim & gritty tipico di tanti fumetti anni '90.
I disegni sono semplicemente perfetti. Mai una sbavatura, ne una tavola ad effetto fuori luogo.
Unico difetto: la periodicità. In Italia la BD pubblica circa un volume l'anno (non che possa fare di più visto il ritmo dell'opera originale) ma io ne vorrei uno al giorno!
Uelà quanto splatter che c'è qui. Rischiando di andare OT, la saga Ultimate è stata la cosa più deludente che abbia mai letto. Il reboot dovrebbe essere l'occasione di usare in modo parsimonioso le idee buone della vecchia saga e aggiustare le storture, e invece hanno sciupato tutto. Hanno affibbiato alla testata ammiraglia, Spider Man, uno scrittore che faceva andare la trama a rallentatore, per poi bruciare nel giro di due o tre albi eventi importanti come l'arrivo di Venom o dei Sinistri Sei. Hanno mandato via Nick Fury in un capitolo degli Ultimates (=Avenger) in cui si vedevano più che altro Fantastici 4, così, come fosse stato un cattivo da due soldi tipo Rhyno. A nemmeno otto anni da inizio saga hanno dovuto inserire una Crisi per ripulire la continuity.
RispondiEliminaSolo con il rimpiazzo di quell'odioso nerd di Peter Parker Ultimate con Miles Morales hanno capito di dover fare una rielaborazione originale delle storie canoniche. È dovuto arrivare Obama perché facessero 2+2